I carri dello Sbarco in Sicilia

Alcuni carri che avrete sicuramente usato nel gioco hanno, in realtà, calpestato il suolo italiano durante la seconda guerra mondiale. Stiamo parlando del Renault R5, francese di produzione ma in mano agli italiani, del Tiger, la leggenda tedesca, e l’M4 Sherman, il tuttofare statunitense.

 

 

Un episodio che ha visto questi tre mostri di metallo confrontarsi è stato lo sbarco in Sicilia, ma anche tutti gli avvenimenti ad essi successivi fino all’arrivo a Torino e Milano, e la conseguente liberazione dell’Italia.

Lo sbarco in Sicilia fu pensato durante la conferenza di Casablanca, in Marocco, dove i leader dei paesi alleati decisero che era necessario attaccare i paesi dell’Asse per iniziare a liberare l’Europa. Dopo diverse ipotesi (chi proponeva la Grecia, chi proponeva uno dei paesi balcanici), l’idea cadde sulla Sicilia. Questo permetteva di liberare il transito tra Gibilterra ed Egitto, sotto il controllo inglese, isolando inoltre il Tirreno dal Mar Ionio.

Così il 9 luglio 1943 tre carri si stavano guardando da lontano, fermi con i motori accesi ad aspettare l’inizio della battaglia.

In mano agli italiani c’era il Renault R35, carri francesi presi dai tedeschi in seguito all’occupazione dell’esagono. Gli italiani ne ricevettero ben 124 dai loro alleati, soprattutto per compensare le perdite subite in Africa. Durante l’Operazione Husky erano stanziati a Niscemi, a 15 km da Gela, e alle 10.30 del 9 luglio 1943 diedero inizio al primo contrattacco contro gli americani. Molti finirono in un’imboscata ma altri cinque, presumibilmente, raggiunsero la strada statale 115 per Gela. Più si avvicinavano al mare più il fuoco si faceva pesante ed incessante: alcuni furono messi fuori gioco dal fuoco della USS Boise e altri riuscirono a pochi metri dalla spiaggia, per poi essere definitivamente eliminati dai bazooka dei rangers americani,  

Alcuni storici dicono che l’unico superstite del primo era il carrista Antonio Ricci, e fu preso prigioniero. Nel secondo e ultimo carro che arrivò alla spiaggia sopravvisse il tenente Angelo Navari, ma fu assassinato dagli americani mentre cercava di uscire dal corazzato.

Gli uomini tedeschi presenti in Sicilia avevano tra lo loro mani i carri armati Tiger, presenti nella II compagni del 504° Schwere Panzer Abteilung, che rimase in Sicilia dopo che il suo reparto fu inviato in Tunisia.

I carri Tiger erano guidati da equipaggi di giovani soldati tedeschi inesperti e questa forse fu la probabile motivazione del perché, nonostante fosse considerata un’unità d’élite, ebbe difficolta a contrastare l’attacco americano. Questo esempio fa capire del perché è fondamentale avere a bordo un equipaggio ben addestrato, anche nel gioco.

In Sicilia vennero abbandonati molti Tiger in seguito ad avarie che non fu possibile sistemare a causa della mancanza di officine da campo attrezzate.

Dagli LST americani, pochi giorni dopo, sbarcavano in Sicilia 156 carri armati M4 Sherman del 44° Reggimento corazzato. La disparità delle forze era considerevole. Questi parteciparono alle operazione di cattura di zone strategiche nella zona intorno a Gela e via via in tutta la Sicilia.

Gli M4 furono decisivi nella conquista del ponte Primosole, via strategica per arrivare a Messina. Gli inglesi non riuscirono a centrare l’obiettivo e, anzi, vennero respinti a sud del ponte dai tedeschi e dagli italiani. Dovettero aspettare fino il 14 luglio e all'arrivo degli americani per poterlo attraversare.

I carri Sherman, però, riuscirono a conquistare Messina solo il 16 agosto, per poi continuare la logorante guerra fino a Milano nel 1945.

Nonostante la storiografia a cui siamo abituati racconta di uno sbarco semplice e di felicità, molti avvenimenti storici non confermano questa ipotesi. La guerra fu logorante e vide cadere 4.278 soldati italiani, 4.325 tedeschi e 5.187 tra gli anglo-americani. Numeri impressionanti che non vogliamo che si ripetano nella storia.

Passata la calura estiva e la polvere delle strade dissestate siciliane, per gli americani non fu facile risalire l’Italia (nonostante l’aiuto della mafia che, si narra, essendo stata pesantemente decimata da Mussolini vide negli americani una salvezza, sostenendoli e anzi, sabotando il sistema difensivo dell’esercito dell'Italia, la loro patria).

Dal 9 luglio 1943 alla liberazione di Torino e Milano, quindi di tutta l’Italia, si dovette aspettare fino a inizio maggio 1945. Ci volle un anno per liberare Roma, città aperta, e un altro anno per buttare giù la Linea Gotica e arrivare finalmente a Milano. E non dimentichiamoci dell’aiuto dei partigiani, di qualunque colore essi fossero.

Se a questo paragoniamo lo sbarco in Normandia, 6 giugno 1944, e la liberazione di Parigi, che equivaleva a quella di tutta la Francia, il 26 agosto 1944, vediamo che gli Alleati ebbero serie difficoltà in Italia.

E quindi vi facciamo una domanda a voi, carristi esperti: sebbene le forze italiane erano nettamente inferiori a quelle anglo-americane in Sicilia, come mai lo sbarco a Gela si rivelò un flop e gli americani ci misero un anno ad arrivare a Roma? E ancora di più per liberare l’Italia intera?

Sull’altro fronte, creato in Normandia, i carri americani ci misero poco più di un anno ad arrivare dalle coste ne La Manica a Parigi.

La storia la scrivono i vincitori, dopotutto, e lo sbarco in Sicilia rimane per l’opinione internazionale uno sbarco semplice. Vae victis.

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